SERIE TV




LA SIGNORA IN GIALLO

 

Le 12 stagioni di “Murder, She Wrote” - questo il titolo originale della serie tv “La Signora in Giallo” - contano ben 264 episodi, andati in onda in America, sulla CBS, dal 1984 al 2003.

Le repliche non sono mai mancate, sui più svariati canali televisivi, in chiaro e sul digitale terrestre, e sono ancora all’ordine del giorno.

 “La Signora in Giallo” - straordinariamente interpretata dalla grande ed eclettica attrice britannica naturalizzata statunitense Angela Lansbury (1925-2022) -, si è infatti rivelata nel corso del tempo un classico dei classici nell’ambito della narrazione poliziesca/ investigativa - crime, come viene tecnicamente definita oggi - ottenendo evidentemente un clamoroso successo mondiale di pubblico e di critica; successo che non si è mai affievolito, arrivando fino ai nostri giorni intatto e brillante come tanti anni fa, decine di anni fa, rendendo la serie sempre appetibile e di un fascino intramontabile.

Jessica Fletcher, questa deliziosa insegnante di inglese in pensione, vedova, amante dei viaggi, che nutre nella maturità un’autentica passione per la scrittura, divenendo per giunta un’autrice di eccellenti best seller - una donna ironica, eccentrica e curiosa, residente nell’immaginario centro abitato costiero di Cabot Cove, nel Maine -, si trova assai spesso a collaborare con la polizia locale per risolvere intricati e misteriosi delitti che avvengono per l’appunto sul territorio di Cabot Cove, un paese apparentemente tranquillo, dove al contrario si verificano casi decisamente complessi e coniugati! 

L’astuzia della Fletcher è proverbiale, il suo stile di vita impostato all’insegna della semplicità, dell’amore per gli amici di una vita e della forma fisica e mentale. Una lucidità, quella della Fletcher, che la pone, quasi suo malgrado, in pole position nella risoluzione delle più delicate indagini, che segue con attenzione ed intuito, sorprendendo regolarmente gli attoniti rappresentanti delle forze dell’ordine, rassegnati oramai all’idea che lei, la Signora in Giallo, abbia più o meno sempre ragione! Anzi, in molti casi, alcuni di essi le chiedono direttamente aiuto, certi che le sue capacità siano ben al di sopra della media investigativa. Da notare inoltre che Jessica Fletcher vanta anche prestigiose amicizie a livello internazionale con alti Commissari di Polizia, da Scotland Yard a New York.

È un portento la dotata Fletcher, e non si ferma davanti a niente e nessuno.

Tra le pieghe della sua vita quotidiana appare all’improvviso un caso nuovo o irrisolto in cui tuffarsi a capofitto, rischiando di suo, per giunta, ma senza perdere mai il controllo della situazione.

Che donna la Signora in Giallo! La verità dei fatti non è mai facile, e non risiede di certo nella opzione più semplice e scontata.

Solo attraverso escamotage narrativi, illuminazioni e domande a trabocchetto la nostra protagonista chiuderà il cerchio delle indagini consegnando i colpevoli alla giustizia.

Il doppiaggio è semplicemente perfetto, le calza a pennello, e la colonna sonora un vivace marchio di fabbrica, difficilmente oscurabile. Il ritmo non stanca e non passa di moda, oggi come allora, e il minutaggio, di circa 45 minuti ad episodio, favorisce un’agevole fruizione dal parte del telespettatore. Tutti elementi che fanno di questa lunga serialità targata Stati Uniti un piacevole ritorno al passato televisivo, che passato non è affatto.    



L'ISPETTORE BARNABY

Barnaby: una serie Tv al passo coi tempi. 

 

Alzi la mano chi di voi non ha mai visto un episodio dell’avvincente serie Tv targata Regno Unito dal semplice ed asciutto titolo “L’Ispettore Barnaby”!

Una serie che al suo attivo conta 24 Stagioni!  

Come immaginavo: la conoscete bene tutti, ovunque voi siate. Ma certo, le intriganti indagini, ambientate in una immaginaria contea inglese, dirette dall’intuitivo ed esperto Ispettore Barnaby, incollano davanti al teleschermo da oltre vent’anni un folto pubblico, e questo vale anche per quanto riguarda le immancabili - la cosiddetta utilità ripetuta - repliche trasmesse e ri-trasmesse in varie fasce orarie.

Il perché di tanto successo è l’interrogativo che vogliamo porci in questa sede.

L’Ispettore Barnaby dunque: quando la lunga serialità è vincente!

Credo che i motivi siano molteplici, e parlo evidentemente soprattutto da semplice fruitore di un prodotto televisivo che spesso e volentieri continua a “salvare” molte, prime e seconde, noiose serate televisive, garantendo l’innalzarsi della assopita curva di attenzione dello spettatore medio, alla perenne ricerca di spunti nuovi e motivi per rimanere in piedi fino a tardi!

Cosa che con la serie tv britannica in questione può tranquillamente avvenire senza indugi. Gli intrecci narrativi ideati con maestria e dovizia di particolari da parte degli ottimi sceneggiatori mantengono sempre un elevato standard qualitativo, contribuendo alla scoperta e conoscenza delle infinite tradizioni ed usanze locali. 

Le ambientazioni sono infatti uno straordinario punto di forza della felice serie tv, che ci porta per mano nella vita quotidiana della o delle, perché i fatti avvengono in vari ma adiacenti territori, contee in oggetto, conducendoci, con grande uso dei dettagli, sulla soglia di misteri nuovi ed antichi, vicende legate a doppio filo con la storia locale e con le vite dei suoi abitanti. Il tutto all’insegna di malcelati rancori che animano i sordidi sentimenti di vendetta, latenti e sempre pronti a riaccendersi in un baleno.

Eh già, quelle dicerie, vere o supposte, che serpeggiano nelle viscere delle comunità, sono il pane quotidiano che il tenace Ispettore Barnaby deve digerire ogni santo giorno, affiancato dalla sua efficiente squadra, e sostenuto dalla propria famiglia, sana ed affettuosa, nonostante la difficile vita condotta dal marito/padre.

I quadri di vita domestica, con la moglie alle prese con le tante attività ricreative e di volontariato solitamente vissute sul territorio, e la figlia artista in fieri nel campo teatrale, rappresentano senza dubbio una parentesi, uno spaccato sufficientemente sereno che compensa le frenetiche investigazioni H24 in cui è immerso l’infaticabile Ispettore.    

Anzi, non è raro che proprio dalla famiglia arrivino suggerimenti o supplementi di informazioni utili alla risoluzione di un caso, uno dei tanti da risolvere. 

Un capitolo a parte è quello dedicato agli assistenti dell’Ispettore, dei quali lui si fa mentore a 360 gradi, formandoli giorno dopo giorno alle maggiori responsabilità che dovranno affrontare in futuro, salendo di grado. Così come il simpatico rapporto con il cugino - anch’egli Ispettore - che prenderà il suo posto nel momento in cui il più noto Barnaby deciderà di andare in pensione.

Sì, bella figura quella del cugino Barnaby: intelligente ed intuitivo anch’esso, con un surplus di bagaglio culturale dovuto alla sua preparazione universitaria in psicologia. Eccellente!

Anche lui circondato da una bella famiglia, composta dalla moglie, impegnata insegnante di Storia locale, e da una dolcissima bambina, senza dimenticare il travolgente cagnolino al centro di molte esilaranti gag.

Come dimenticare poi la delicata attività dei medici legali, un classico delle moderne serie in giallo.

 Eh sì, perché riuscire a mantenere alto il livello dello humor inglese di fronte a cadaveri in condizioni raccapriccianti o nel bel mezzo di una delle autopsie di rito non è impresa facile! Ma la produzione della serie ha fatto centro anche in questo aspetto. Ed è così che pure quei passaggi divengono “passabili”, o meglio guardabili, anche nelle ore dei pasti!

L’inevitabile mutamento dei tempi inoltre, dovuto agli oltre vent’anni che separano il primo episodio dall’ultima stagione realizzata, fungono da valore aggiunto, fotografando i cambiamenti sociali, appunto, intervenuti nell’arco temporale compreso, restituendoci in tal modo un interessante quadro sociologico a cavallo tra il Secondo e il Terzo millennio.

Ma ciò che sicuramente non cambierà mai nel corso degli anni è la passione e l’autentico amore manifestato dalle varie comunità per le rievocazioni storiche, le tradizioni e gli usi appartenenti al passato. Un passato che viene considerato, a ragione, un patrimonio culturale da tutelare e trasmettere alle nuove generazioni. Con le dovute attualizzazioni del caso. Nel senso che i muovi mezzi di comunicazione di massa possono implementare e a volte migliorare la diffusione e la divulgazione del suddetto patrimonio.

E allora, ecco che l’Ispettore Barbaby assurge a modello da seguire e declinare a livello internazionale. Il suo è pertanto un format di successo che può servire da ottimo volano per sviluppare e creare narrazioni caratterizzate dallo spessore contenutistico, ponendo l’accento sulla storia e le tradizioni delle popolazioni locali.

Un osservatorio, quello della più nota serie televisiva britannica, umano e sociale che ha dato il là a variegate riflessioni sui modi del vivere in comune e sui principali nodi che connotano la nostra società post contemporanea. Un laboratorio di sensazioni e sentimenti a disposizione del suo affezionato pubblico, che da così tanti anni segue fedelmente le avventure del proprio Ispettore preferito: l’Ispettore Barnaby! 



CHERIF

 Due Capitani coraggiosi! 

 

Eh già, un Capitano non basta! Nella brillante serie televisiva francese, campione di ascolti dalla prima alla sesta serie - arriverà mai una settima? ce lo auguriamo! -, sono due i protagonisti assoluti: il Capitano Kader Cherif, appunto, e il Capitano Adeline Briard. Una coppia straordinaria quanto dissimile nel carattere e nel metodo di lavoro.

Differenze che si trasmettono inevitabilmente nel loro modus vivendi ed operandi. Differenze di formazione e di origine.

Certo, le circostanze e l’educazione: il binomio artefice del destino di ognuno di noi.

Una serie Tv sui generis, Cherif, amatissima dal pubblico e ricca di particolari che la rendono diversa dalle altre. 

Partiamo dall’ambientazione. È girata interamente a Lione, e la fotografia è curata nei minimi dettagli. La colonna sonora è di grande impatto emozionale: pezzi da favola degli anni ’70 e ’80 - Aretha Franklin in testa! -.

Non a caso, infatti, il Capitano Cherif è un quarantenne cresciuto nel mito dei telefilm polizieschi degli anni della sua infanzia/adolescenza - da Attenti a quei due a Starsky e Hucth - e lo dimostra con tutta una “serie” di rimandi: dalla suoneria del telefono ai gadget che riempiono la sua scrivania all’auto d’epoca - una Peugeot 504 coupé - con la quale sfreccia veloce per le strade di Lione.

Beh, certamente è lui il personaggio principale, ironico e carismatico, dinoccolato e simpatico, che abita proprio di fronte al Commissariato.

Una soluzione abitativa che la dice lunga sul grado di affezione con il suo lavoro, praticamente sovrapposto alla sua stessa esistenza. Divorziato da una bella avvocatessa - Deborah - che incrocia spesso in ufficio per motivi professionali, è padre di una ragazzina intelligente e sensibile - Sarah - che vive con lui, in custodia congiunta con la ex moglie.

Sua madre è un altro pezzo forte della narrazione. Apprensiva quanto basta, presente nei momenti importanti, cuoca provetta che prepara regolarmente contenitori di pietanza fatte a mano, pronte per il pranzo e la cena del suo Kader!

Una famiglia, quella del Capitano Cherif, di origini marocchine - il padre è sempre stata una figura presente/assente a corrente alterna, per motivi paradossalmente correlati alla giustizia - con un forte legame con le proprie tradizioni, anche culinarie!

E poi c’è Adeline! Eh sì, il Capitano Adeline Briard è l’altra faccia della medaglia nel tessuto della sceneggiatura della serie. 

Una donna affascinante, riservata, scontrosa e ligia alle regole e ai regolamenti, praticamente all’opposto di Kader Cherif, che ama improvvisare seguendo le sue intuizioni ispirate all’immenso archivio che ha in mente, quello delle tante serie televisive da cui attinge spunti e analogie: un originale ed entusiasmante escamotage narrativo! Adeline, dicevamo. 

La figlia del Capo della Polizia giudiziaria di Parigi, una figlia d’arte preparata e presente a se stessa, che però porta dentro di se un fardello: il grande dolore della morte del fratello, suicida, in circostanze poco chiare, che la spinge al trasferimento in quel di Lione.

Due caratteri diametralmente opposti che però sul campo si rivelano complementari e adatti a formare una duo invincibile! Un duo stimato moltissimo dal Commissario capo, che, conoscendo Kader fin da bambino, vedrebbe bene un’unione tra i due anche nella vita. Ma la questione non è un morso facile!

La loro relazione nel tempo si trasformerà in amore, ma le difficoltà e i fantasmi del passato di Adeline non permetteranno loro di sviluppare appieno le potenzialità di un rapporto di coppia vero e proprio. Ma mai dire mai!

Adeline partirà per il Canada, non prima di aver tentato di chiarire con il suo ex fidanzato - Comandante dei Vigili del Fuoco - fatti e situazioni legate a doppio filo alla scomparsa del fratello, e nel corso della serie il suo posto in Commissariato verrà preso da un’altra donna molto interessante e capace, felicemente sposata e madre di due bambini, il Capitano Roxane Le Goff, che dopo una iniziale diffidenza nei confronti dei metodi poco ortodossi di Cherif, ne diventerà grande amica e sostenitrice.

Ma certo, Cherif esprime un fascino tutto suo, da cane sciolto, da lupo solitario che fiuta la pista da seguire con enorme sensibilità, e che con il suo grande cuore riesce ogni volta a stupire i vari interlocutori.

Va detto che è circondato da una squadra eccezionale, affiatata, vincente ed esilarante, che pur di rimanere unita mette da parte ogni personalismo carrieristico.

Un bell’esempio di condivisione di ideali e di quotidianità.

I casi che il Commissariato deve seguire sono spesso efferati, e lo stesso Cherif subisce la inquietante persecuzione dell’agente Christelle, ricoverata in reparto psichiatrico per l’ossessione amorosa nutrita nei suoi confronti, ossessione che causerà incidenti, morti e feriti. Un caso scottante che investirà tutto il Commissariato, con colpi di scena e suspense da giallo/noir.

Ma poi, quasi per magia, grazie alle musiche, agli ammiccamenti di Cherif e ai panorami mozzafiato della stupenda Lione, l’atmosfera torna serena, e il ritmo della narrazione riporta allegria negli animi dei telespettatori, concentrati e assorbiti dal susseguirsi incessante degli eventi.

Insomma, Cherif: una fiction che è più di una fiction, una serie che vorremmo non finisse mai, della quale gustiamo con piacere anche le repliche ri-trasmesse sul digitale terrestre, nella speranza della messa in onda di nuovi episodi. Buona visione a tutti! 



COLOMBO 

Il Tenente più amato della Tv

 

Frank Colombo: è questo il nome completo del tenente più famoso del piccolo schermo! Sì, perché lui, il protagonista della amatissima e sempre verde serie Tv, interpretata dall’impareggiabile Peter Falk, attualmente di nuovo in onda sul digitale terrestre, è sempre stato per tutti Colombo e basta! Il nome è infatti raramente citato, ma è Frank, e forse sono in pochi coloro che lo ricordano.

Correva l’anno 1968, esattamente il 20 di febbraio, quando avveniva la prima messa in onda di quello che sarebbe diventato un telefilm “cult”, da milioni e milioni di telespettatori nel mondo. Uno sceneggiato giallo poliziesco, “Il Tenente Colombo”, appunto, prodotto dal 1968 al 2003, 11 stagioni per un totale di 69 episodi, nato dalle penne dei suoi due brillanti autori, gli scrittori Richard Levinson e William Kink.

Tuttavia Colombo senza Peter Falk non esiste proprio! Eh già, perché le connotazioni, i tratti principali, e anche quelli secondari, che caratterizzano in ogni aspetto il personaggio Colombo si devono esclusivamente all’intuito e alla creatività dell’attore statunitense, scomparso il 23 giugno del 2011, all’età di 84 anni.

Dalla scelta dell’inconfondibile look, impermeabile stropicciato e aria evidentemente trascurata, alla sua autovettura “di servizio” decisamente d’epoca, e altrettanto malmessa, la mitica Peugeot 403 cabrio del 1959.

Particolari non trascurabili che altresì la dicono lunga circa la genesi di un personaggio che, al di là delle apparenze, che, come si sa, spesso ingannano, arriverà puntualmente ed immancabilmente alla verità dei fatti con un piglio e una abilità che non conoscono pari.

E che dire, inoltre, della figura della eterna moglie, che aleggia in ogni episodio, ma che mai si è rivelata fisicamente ai sempre più incuriositi telespettatori? Un escamotage perfetto, una trovata eccezionale, quella di far comunicare via telefono il nostro caro Colombo con sua moglie per i più svariati motivi, senza mai svelarne né il nome tantomeno le fattezze - eccetto, se non erro, una fotografia apparsa di sfuggita in un episodio con un passaggio girato nella casa del tenente -. E però ciò che emerge è il bellissimo rapporto di coppia tra i due - a volte vengono citati anche degli ipotetici bambini, ma quali e quanti non è dato sapere -. L’unico membro della famiglia Colombo noto al pubblico è il simpaticissimo “cane” - lui lo chiama così nonostante i consigli su eventuali nomi tipici quali Fido o Bobby, elargitigli simpaticamente dal suo veterinario di fiducia -, compagno fedele, e goloso soprattutto di gelati, del Tenente più amato della Tv!

E quindi, a ben 56 anni dal primo episodio, l’appeal della serie non ha perso un frame! Ma certo, in quanto oggi come allora è enorme il gusto nell’assaporarne gli incipit, la struttura narrativa, i tempi, il ritmo, i doppiaggi impeccabili, le musiche, la fotografia, per non parlare del cast, ricco di attori di primissimo livello e di altrettanti registi, provenienti, e destinati, sia gli uni che gli altri, da e vs grandi e nuovi progetti.

Insomma, questo investigatore sui generis della Polizia di Los Angeles, dalle inequivocabili origini italiane, ha lasciato un segno indelebile nella lunga serialità televisiva, riscuotendo com’è noto, successo di pubblico e di critica, premi e riconoscimenti più che meritati, per l’innovazione e la fantasia declinate e coniugate con sapiente maestria cinematografica da tutti gli addetti ai lavori, nessuno escluso. Un prodotto televisivo di altissima qualità, Colombo, che non a caso resiste al tempo non accusando minimamente il peso degli anni, che lo ricordiamo ancora una volta, sono già arrivati a quota 56!

La testardaggine, la costanza e la perseveranza delle sue indagini, condotte e dirette goccia goccia, senza mai perdere il controllo generale della situazione, qualunque sia l’ambiente nel quale egli si trovi gioco forza ad indagare, la curiosità e l’ostinazione con cui non smette mai e poi mai di rivolgere la famosissima “ultima domandina”, quella che fa regolarmente uscire dai gangheri il sospettato di turno, mentre magari lui, Colombo, assonnato e affamato, tira fuori dal suo impermeabile magico vari generi alimentari, sono tutti “ingredienti” che ben amalgamati condiscono il successo intramontabile di questa coinvolgente serie televisiva.

Il sigaro, anzi il mozzicone di sigaro, sempre in bocca, e la tazza di caffè in mano, fanno il resto!

Che personaggio “Il Tenente Colombo”, e che attore strepitoso Peter Falk!