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Tra gli altri soprannomi con il quale era - ed è tuttora - conosciuto vi sono The Hillbilly Cat, con il quale iniziò la sua carriera, e Elvis the Pelvis, per il suo esuberante stile di esibizione caratterizzato da bruschi (ed ammiccanti) ondeggiamenti del bacino (in lingua inglese, appunto, pelvis). The Hillbilly Cat è un soprannome che non è mai stato molto gradito da Elvis.
Eccetto cinque concerti tenuti in Canada, non si esibì mai fuori dagli Stati Uniti. La sua morte, prematura e improvvisa, gettò nella disperazione milioni di fan sparsi ai quattro angoli della Terra.
Le origini di Elvis sono comuni a quelle di molti americani del sud nati negli anni trenta quando ancora, soprattutto nei piccoli centri, si sentivano gli echi della Grande depressione.
Elvis nasce da Gladys e Vernon Presley l'8 gennaio del 1935 a Tupelo, Mississippi. Vernon non aveva un lavoro fisso e Gladys aggiustava come poteva i conti domestici, facendo piccoli lavori occasionali. La famiglia abitava in una modestissima casa appena fuori Tupelo, vicino al quartiere della gente di colore. Era un'unica grande stanza senza nemmeno il bagno.
Cattolici osservanti, i Presley non perdevano nemmeno una funzione domenicale, e proprio in chiesa avviene il primo contatto di Elvis con la musica. Per il suo ottavo compleanno, Elvis ebbe la possibilità di scegliere, come regalo, una bicicletta o una chitarra; scelse la chitarra e imparò i primi accordi osservando uno zio di sua madre che suonava durante le riunioni di famiglia.
Dal momento che Vernon non riusciva a trovare un lavoro a Tupelo, i Presley decisero di partire alla volta di Memphis che in quegli anni era in pieno sviluppo. Elvis ormai era adolescente, ma nella nuova città non riusciva a fare troppe amicizie. Il suo carattere era schivo e timido ed era terribilmente attaccato ai genitori, soprattutto alla madre. Il suo look, oltretutto, non lo rendeva affatto popolare tra i compagni di scuola: mentre gli altri ragazzi avevano pettinature in stile militare e t-shirt, Elvis portava i capelli con un ciuffo lungo e con le basette e vestiva con colori sgargianti acquistando i sui capi d'abbigliamento a Bale Street, nel cuore di Memphis, dove la gente di colore aveva il suo centro e dove, proprio per questo, poteva trovare ciò che cercava a buon mercato.
Elvis, contrariamente al 95% della popolazione del sud degli USA, non faceva distinzioni di razza. Se una cosa era bella o interessante, non importava che fosse tipica dei bianchi o dei neri, e indifferentemente, frequentava ambienti sia della comunità bianca, che di quella di colore. Da qui il suo approccio disinvolto anche con la musica.
Negli anni cinquanta le stazioni radio statunitensi erano nettamente divise tra quelle che trasmettevano esclusivamente musica bianca e quelle di musica nera, e mai un bianco avrebbe ascoltato certe emittenti, tranne Elvis, che come una spugna assorbiva elementi di B.B. King o Howlin' Wolf o Roscoe Gordon o Arthur Crudop da una parte, e elementi di Bill Monroe, Hank Williams, Eddy Arnold dall'altra.
Per aiutare i genitori a far quadrare i conti, Elvis decise di fare il camionista per la Crown Electric di Memphis. Un giorno passando con il camion sulla Union Street, vide che alla Sun Records di Sam Philips, pagando un dollaro, chiunque poteva registrare un disco da portarsi a casa.
La leggenda narra che, per il compleanno della madre, Elvis volle, come dono, regalarle un suo disco. Decise così di andare a registrare alla Sun una vecchia ballata che aveva sentito per radio fin dai tempi di Tupelo, My Happiness. La segretaria addetta alla registrazione degli artisti gli chiese "Che stile hai?", ed Elvis: "Ho uno stile tutto mio", ancora la segretaria "a quale cantante ti ispiri?", di nuovo Elvis timidamente "il mio sound è come quello di nessuno!". Sam Philips, ascoltato il ragazzo, si rese subito conto che aveva trovato quello che cercava da anni: un ragazzo bianco che cantasse con la stessa intensità di uno di colore.
Philips convocò immediatamente due session men che già avevano lavorato nel suo studio in passato, il contrabbassista Bill Black e il chitarrista Scotty Moore. Era una torrida notte di luglio del 1954 quando, dopo aver provato per ore senza aver trovato niente di buono o di originale, Elvis vinse la sua timidezza e disse agli altri due: "La conoscete questa?", ed iniziò a suonare un vecchio pezzo country di Bill Monroe, intitolato That's All Right Mama con un ritmo frenetico, urlando e dimenandosi. Scotty e Bill gli andarono dietro senza capire bene che cosa stessero facendo, ma dando fiducia al ragazzo. Sam Philips uscì dalla regia e li fermò dicendo ad Elvis: "Ma cosa diavolo stai facendo?", Elvis rispose "Non ne ho idea, ma è così che la sento", e ancora Philips incredulo "Beh, cerca di capirlo, perché io di questo ne faccio un disco!". Nacque il rock and roll.
I primi dischi, che Elvis fece per la Sun, sono storia del rock. Blue Moon Of Kentucky, Good Rockin' Tonight, Baby Let's Play House, sono tutti titoli che catapultarono il giovane Elvis tra le stelle della musica del sud degli Stati Uniti.
In questi primi tempi, la musica proposta da Elvis era così nuova che gli ascoltatori telefonavano ai DJ delle radio per chiedere chi fosse quel nero che cantava canzoni country, oppure chi fosse quel bianco che cantava pezzi blues. Inoltre Elvis era l'unico artista che appariva sia nelle classifiche di vendita di rythm and blues, che in quelle di country.
Nel 1955 il contratto di Elvis venne venduto da Sam Philips - che con la sua piccola etichetta non poteva far fronte all'incredibile ascesa della sua giovane scoperta - alla RCA per l'allora cifra record di 35.000 dollari. Il manager di Elvis divenne il furbo e misterioso colonnello Tom Parker, e lo sarebbe rimasto fino alla morte del cantante.
Parker, intuite le potenzialità del suo assistito, fece esibire Elvis alla televisione nazionale, facendolo entrare in tutte le case d'America. L'opinione pubblica si scandalizzò sia della musica che delle movenze selvagge che Presley portò in Tv, ma i ragazzi ne furono conquistati e da allora il mondo non fu più lo stesso. Heartbreak Hotel, Jailhouse Rock, Hound Dog, Love Me Tender sono solo alcuni dei successi discografici che valsero l'appellativo che, ancora oggi, tutti gli riconoscono: re del rock and roll.
Hollywood non aspettò e decise di sfruttare il fenomeno. Il famoso produttore Hal Wallis firmò con il colonnello un contratto in esclusiva per avere Elvis nei suoi film e, negli anni tra il 1956 e il 1958, Presley interpretò 4 pellicole diretto da registi del calibro di Robert Wise e Michael Curtiz.
Nel 1958 la favola sembrava finita, perché Elvis fu chiamato per il servizio militare e dovette partire alla volta della Germania. Sarebbe stato lontano dalle scene per ben due anni.
La cosa avrebbe stroncato qualsiasi carriera, ma il colonnello seppe mantenere vivo l'interesse del pubblico e, mentre tutti gli eroi musicali degli anni cinquanta passarono più o meno il testimone alle nuove leve, la popolarità di Elvis rimase intatta.
Gli inizi del nuovo decennio furono piuttosto duri. Gladys morì nel 1958 all'età di 42 anni e la cosa ebbe su Elvis effetti devastanti e dai quali, forse, non si sarebbe più ripreso. Per contro, durante la sua permanenza in Germania, conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie: Priscilla, la figlia di un colonnello americano anche lui di stanza in territorio tedesco.
Le nuove rock band, figlie della sua musica, avevano ormai invaso il mercato dei primi anni sessanta, e i ragazzi avevano nuovi idoli musicali come i Beatles, i Beach Boys o i Rolling Stones. Elvis sembrava superato.
Nonostante Presley continuasse a incidere dischi interessanti non vendeva più come un tempo, e il colonnello decise di sfruttare il molto remunerativo filone cinematografico.
In otto anni Elvis interpretò ben 29 film, dei quali solo tre o quattro erano artisticamente validi. Gli altri erano tutti film B-movie, girati, a volte in due settimane con trame sciocche e canzoni, spesso, scadenti, ma incassavano bene.
Per un certo periodo Elvis accettò la situazione per mantenere popolarità e nella speranza di poter, un giorno, interpretare pellicole di qualità ma, non appena si rese conto che nessuno nell'ambiente avrebbe voluto impegnarsi in quella direzione, decise di dire basta.
Nel 1968 Elvis aveva 33 anni, era sposato e padre di una bambina di 2 anni. Si era stancato di fare film di poco conto e volle ritornare a fare ciò che sapeva meglio e che gli piaceva di più: musica.
Il colonnello organizzò uno special televisivo natalizio per la NBC. La regia venne affidata al giovane Steve Binder, che aveva già diretto un paio di documentari sul mondo del rock e che aveva intenzione di fare uno special su quello che, secondo lui, era il solo re del rock.
Elvis si presentò nella migliore forma di sempre, vestito di pelle nera e con l'aria strafottente dei tempi migliori e diede al pubblico americano uno spettacolo entrato nella storia della televisione.
L'incredibile successo dello show rinnovò in Elvis il desiderio di fare musica di qualità. Decise così di ritornare a Memphis e di chiudersi in studio per una session di registrazione. Il frutto di questo lavoro furono due album acclamatissimi da critica e pubblico, Back In Memphis e From Elvis In Memphis, con canzoni entrate nella storia come In The Ghetto e Suspicious Minds.
Tornò anche la voglia di esibirsi dal vivo e, mentre Elvis sceglieva personalmente i membri della super-band che lo avrebbe accompagnato in tour, e che annoverava tra le sue fila il chitarrista James Burton, il bassista Jerry Sheff e il batterista Ronnie Tutt, il colonnello firmava un contratto di esclusiva con l'International Hotel di Las Vegas per una serie di concerti che avrebbero avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica.
Elvis iniziò il nuovo decennio con una seconda serie di spettacoli, fra il 26 gennaio ed il 23 febbraio 1970, sempre all'International Hotel di Las Vegas. Da quel momento sembrò deciso a voler recuperare tutti gli anni perduti lontano dal pubblico e nell'arco di sette anni, fra il 1970 ed il 1976, si esibì in quasi un migliaio di concerti, a una media di uno ogni due giorni e mezzo circa, anche due o tre nello stesso giorno.
Malgrado insistenti voci di possibili tour esteri, Presley non si esibì mai al di fuori dei confini degli Stati Uniti. Di conseguenza furono migliaia, in quegli anni, gli appassionati che da tutto il mondo si recarono negli USA per poter assistere a una sua esibizione. Il momento clou di tutta l'attività concertistica del decennio ebbe luogo il 14 gennaio 1973, quando lo show a Honolulu Elvis, Aloha From Hawaii, venne trasmesso in Tv via satellite a un pubblico stimato in oltre un miliardo di telespettatori in quaranta paesi, più di coloro che assistettero alla camminata sulla Luna di Neil Armstrong.
La frenetica attività concertistica lasciò poco tempo da dedicare allo studio di registrazione, e così furono numerosi, anche a scapito della qualità, gli album registrati dal vivo.
Fra tutti emerge Aloha From Hawaii Via Satellite (1973), primo disco quadrifonico a diventare un million seller. La produzione discografica complessiva fu comunque enorme per tutto il decennio: a fianco di una serie di album pubblicati sull'etichetta economica Camden, sottomarca della RCA, che raccoglievano brani provenienti dalle colonne sonore dei film degli anni sessanta, furono pubblicati numerosi album con materiale inciso in studio.
Fra questi si possono ricordare Elvis Country (1971), un concept album di country, The Wonderful World Of Christmas (1971) e He Touched Me (1972), con materiale natalizio e gospel, e più tardi Promised Land e Today (entrambi del 1975).
Numerose furono anche le antologie con materiale dei decenni precedenti.
I maggiori successi da classifica, come singoli, nel periodo furono: Kentucky Rain (1970), The Wonder Of You (1970), There Goes My Everything (1971), Burning Love (1972), Steamroller Blues (1973), Promised Land (1974), My Boy (1975), T-R-O-U-B-L-E (1975) e Moody Blue (1977).
Presley troncò, invece, ogni rapporto con Hollywood, e le uniche testimonianze della sua attività concertistica per immagini furono i due documentari Elvis, That's The Way It Is (1970) e Elvis On Tour (1972).
Fin dal ritorno dal servizio militare, nel 1960, Presley si era mostrato sempre più guardingo nei rapporti con la gente, e così attorno a lui si era andata formando una impenetrabile barriera di parenti, amici e guardie del corpo, denominata Memphis Mafia, che lo proteggeva ma gli impediva, tuttavia, di avere contatti con l'esterno. Un tipico esempio, il fatto di affittare un teatro o un intero parco di divertimenti per passare una serata con gli amici, senza estranei.
Verso la fine degli anni sessanta la situazione del cantante era già quella di un quasi recluso e ciò può in parte motivare l'entusiasmo che negli anni settanta lo portò a cercare, con incredibile frequenza, il contatto con il pubblico. Il suo fisico ben presto iniziò a non rispondere adeguatamente alle sollecitazioni e, conseguentemente, Presley dovette aumentare il consumo di medicinali. Barbiturici, tranquillanti e anfetamine diventarono suoi compagni di tutte le ore del giorno e della notte. Furono frequenti i ricoveri in ospedale.
I lunghi periodi di lontananza e i difficili rapporti con la Memphis Mafia spinsero poi la moglie Priscilla a dividersi da lui, nel febbraio del 1972. Nell'ottobre del 1973 venne sancito il divorzio, e ciò provocò nel cantante un lungo periodo di profonda depressione.
A quella che sembrava la crescita di uno stato ipocondriaco, si aggiungevano i risultati di una alimentazione disordinata, che portarono Presley a ingrassare vistosamente e a sottoporsi a diete dimagranti a base di medicinali.
Elvis morì il 16 agosto del 1977 presso la sua dimora Graceland, a Memphis, una sorta di santuario del rock poi aperta al pubblico nel 1982 e meta del pellegrinaggio continuo dei suoi fan, provenienti da tutto il pianeta.
La causa ufficiale del decesso fu l'aritmia cardiaca.