Quale futuro per l’Unione Europea?
La storia della Comunità Europea appartiene a quella di un’intera generazione, e il suo futuro ne impegna oggi una nuova. La riunificazione della Germania e la frantumazione del terrapieno europeo dell’Unione Sovietica avevano contribuito a modificare visibilmente il perimetro della Comunità, scuotendo i suoi equilibri e spostando sensibilmente il suo baricentro.
Ma ora, all’indomani della traumatica uscita della Gran Bretagna dall’Ue - processo avviato con il noto referendum Brexit del 23 giugno 2016 - e alla luce della Dichiarazione di Indipendenza della Catalogna dalla Spagna, di queste ultime ore - firmata ma sospesa forse in attesa del "commissariamento" -, risulta necessaria una riflessione su alcuni temi che si impongono nella discussione per una “nuova Unione europea”.
Ripercorriamone intanto brevemente i principali passaggi costitutivi, per ricordarne la genesi ed i successivi ampliamenti.
L’Unione Europea è nata il 1° novembre del 1993.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht per il cosiddetto “vecchio Continente” ha dunque inizio un percorso politico cruciale, che ha avuto come obiettivo il raggiungimento - avvenuto nel 1999 - dell’unificazione economica-monetaria: questo Trattato ha rappresentato pertanto l’atto di nascita formale dell’Unione Europea.
Si tratta di un passaggio storico che ha portato a maturazione quel processo unitario iniziato con il Trattato di Roma del 1957, che aveva dato vita alla Comunità Economica Europea.
Il Trattato prende nome dalla città olandese dove viene sottoscritto (Maastricht), il 7 febbraio del 1992, dall’allora dodici paesi membri della CEE (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna).
Dopo la firma è stato ratificato dai vari parlamenti nazionali - in Italia nell’ottobre del 1992 - il cui assenso ne ha consentito l’entrata in vigore.
Tra i nove punti dell’accordo, oltre all’unione economica-monetaria, sono stati stabiliti i principali criteri di politica estera e di sicurezza comune; sono stati definiti inoltre i poteri dell’europarlamento e fissate regole comuni in materia di visti e permessi di soggiorno.
In questo e nei successivi Trattati si parlerà di Ecu (dall’acronimo inglese European Currency Unit, o “Unità di conto europea”) per indicare la futura moneta unica.
Ma a partire dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 si opterà per il nome Euro, come forma abbreviata di Europa.
Nel 2013, dopo l’adesione della Croazia, l’Unione Europea era arrivata a contare 28 stati membri. Altre sei nazioni si sono poi candidate ad entrarvi. L'ultima in ordine cronologico è stata l'Albania, con domanda approvata nel giugno del 2014.
11/10/2017