Portella della Ginestra: la strage del Primo maggio.
Il 1° maggio del 1947 una folla di contadini e lavoratori in festa si ritrova presso Portella della Ginestra, nell’entroterra palermitano, dove il raduno si trasforma in una tragedia. Raffiche di mitra provenienti dalle rocce circostanti falcidiano i convenuti: il tragico bilancio è di 12 morti e oltre 30 feriti.
Nella storia del Primo maggio la pagina più sanguinosa venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra.
Dopo anni di sottomissione a un potere feudale la Sicilia stava vivendo una fase di rapida crescita sociale e politica. Un grande movimento organizzato aveva conquistato il diritto di occupare e avere in concessione le terre incolte. L'offensiva del movimento contadino, insieme alla vittoria elettorale del Blocco del Popolo alle elezioni per l'assemblea regionale, suscitarono però l'allarme delle forze reazionarie. Intimidazioni contro sindacalisti e esponenti dei partiti della sinistra erano frequenti e affidate al banditismo separatista.
Il Primo maggio del 1947 dunque duemila lavoratori del palermitano, della zona di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello, in prevalenza contadini, si riunirono a Portella della Ginestra per la Festa del Lavoro. Improvvisamente alcuni uomini, guidati dal bandito Salvatore Giuliano, spararono sulla folla, uccidendo 12 persone e ferendone più di 30. La notizia della strage si diffuse in tutta Italia e la CGIL proclamò per il 3 maggio uno sciopero generale.
È la Strage di Portella della Ginestra, prima strage di stato, evento spartiacque del dopoguerra che ha cambiato il corso della storia, e da molti considerato il primo grande mistero dell’Italia repubblicana: mai sono stati accertati, infatti, il movente e i mandanti.
Una strage che sembra quindi inaugurare la lunga catena di misteri e di eccidi che insanguineranno l'Italia negli anni a venire.
17/4/2018