"Una madre"
Maria Giacinta Drago (1774-1852) nacque il 31 gennaio 1774 a San Francesco di Albaro, nei pressi di Genova. Il padre era un mercante benestante che intorno al 1790 si era stabilito con la famiglia nel capoluogo ligure. Qui il 25 settembre 1794 Maria Giacinta sposò il chiavarese Giacomo Mazzini, un medico di chiara fama. Nel 1797, per motivi politici, i due coniugi si trasferirono a Genova poiché nel mese di giugno dello stesso anno era caduta la vecchia repubblica aristocratica, e nel nuovo governo “giacobino” il dottor Giacomo Mazzini fu chiamato a ricoprire importanti incarichi. La Drago partecipò così alla tempesta politica di quegli anni, il che fece maturare in lei una profonda coscienza democratica e progressista.
Il 22 giugno del 1805 diede alla luce Giuseppe. Il bambino era estremamente gracile, sensibile e molto intelligente. Consapevole della propria limitata cultura, Maria Drago si rivolse per la formazione del figlio a padre Luca Agostino Descalzi, sua guida spirituale, ed essa stessa si sforzò con entusiasmo di imparare sempre di più al fine di aumentare le possibilità di dialogo con il figlio, al quale la legava una fortissima affinità elettiva. Assistette con trepidazione agli inizi della carriera scolastica del giovane Mazzini e alla sua decisione, molto sofferta, di intraprendere gli studi giuridici contro il volere del padre Giacomo.
Tra il 1823 e il 1824 Mazzini attraversò una dolorosissima crisi religiosa al termine della quale maturò il suo distacco dal cattolicesimo, scelta che la Drago non condivise mai.
Il 13 novembre 1830 l’arresto di Mazzini per appartenenza alla Carboneria ebbe un impatto profondissimo sulla vita della Drago, che manifestò immediatamente la sua forza d’animo e la sua propensione all’azione facendo sparire le carte compromettenti del figlio.
Quando Mazzini venne trasferito nella fortezza di Savona, attraverso un elementare codice crittografico la madre mantenne i collegamenti fra lui e i confratelli; riuscì inoltre ad ottenere un permesso per vederlo.
L’esilio di Mazzini nel 1831 allontanò fisicamente madre e figlio ma rafforzò il loro affetto e la loro simbiosi intellettuale. Da quel momento in poi la Drago visse in funzione di Mazzini scrivendogli lunghe lettere. Alla partenza del figlio per la Francia gli procurò una guida sicura, il cognato Bartolomeo Alberti, e gli fece avere costantemente denaro, aggirando la ritrosia del marito. Il 4 luglio 1832 la polizia sequestrò un baule pieno di documenti della Giovine Italia, e da quel momento spiò i movimenti della Drago intercettando la sua corrispondenza.
Per la Drago iniziò un periodo particolarmente duro.
Il 26 ottobre del ’32 Mazzini fu condannato a morte e la madre temette di non rivederlo più. Nell’esilio londinese Mazzini ebbe in sua madre un solido appoggio materiale e morale; lo sosteneva nelle sue improbabili iniziative commerciali, gli mandava denaro, gli procurava libri, giornali e informazioni di tutti i tipi, lo aiutava a mantenere i contatti con gli amici italiani e si occupava della pubblicazione dei suoi scritti.
Con il 1848 rinacque nella Drago la speranza di rivedere il figlio. Ma fu l’insurrezione di Milano ad aprire le porte a Mazzini. La madre lo raggiunse e rimase al suo fianco per alcuni giorni. Tuttavia la disfatta militare costrinse nuovamente Mazzini all’esilio in Svizzera.
Nel dicembre del ’48 morì Giacomo Mazzini. Intanto la Drago partecipava agli eventi del tempo: si infiammava per la Repubblica Romana, si indignava con Vincenzo Gioberti per il suo antimazzinianesimo e continuava a inviare denaro al figlio.
La sconfitta della rivoluzione italiana vide Mazzini nuovamente esule mentre Genova si riempì di profughi politici, per molti dei quali la madre di Mazzini rappresentò un punto di riferimento.
Nel ‘52, ormai malata, nascose al figlio la gravità delle sue condizioni di salute. Morì dunque a Genova di lì a poco, il 9 agosto del 1852.
I suoi funerali furono seguiti da gente delle più svariate appartenenze politiche e sociali.