La Repubblica Romana del 1849
La Repubblica Romana del 1849 rappresenta uno degli episodi fondativi della vicenda storica nazionale e il regime politico più avanzato del Risorgimento italiano.
Con essa infatti Roma diventa il simbolo, la promessa di un’Italia libera, unita e democratica. Ripercorriamone la storia, i suoi aspetti caratterizzanti e le molteplici eredità lasciate sul versante politico, istituzionale e ideale.
Ma prima facciamo un passo indietro.
Dopo l’estate del 1848, mentre la rivoluzione si esauriva nell’Italia meridionale, una forte ripresa democratica aveva luogo nel resto del Paese. In Toscana, dove l’idea mazziniana della Costituente italiana fu lanciata dal professore universitario e socialista moderato Giuseppe Montanelli, la pressione democratica, che era particolarmente forte nella città di Livorno, costrinse il granduca Leopoldo II a formare un nuovo governo capeggiato da Domenico Guerrazzi, letterato, anch’egli mazziniano, e dallo stesso Montanelli. A Roma, il 15 novembre fu ucciso il presidente del consiglio Pellegrino Rossi, un moderato che era stato ambasciatore di Luigi Filippo. Le agitazioni che seguirono indussero il papa Pio IX ad abbandonare il suo Stato e a rifugiarsi a Gaeta, dove fu raggiunto in seguito anche dal granduca di Toscana.
I democratici organizzarono allora l’elezione di una Assemblea costituente, che il 9 febbraio del 1849 (a stragrande maggioranza con 120 voti favorevoli, 10 contrari e 12 astenuti) proclamò la fine del potere temporale e l’istituzione della Repubblica. Poi, il 29 marzo, il potere fu affidato a un triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini.
La costituzione romana era l’unica in Italia che prevedesse il suffragio universale. E il triumvirato romano fu il solo governo italiano che avesse cercato, durante l’anno della rivoluzione, di venire incontro ai bisogni delle masse popolari delle campagne, con l’emanazione di un decreto che stabiliva la concessione ai contadini poveri delle terre espropriate agli enti ecclesiastici. Quest’ultimo provvedimento, adottato nel febbraio del ’49, avrebbe dato - se le circostanze ne avessero permessa la realizzazione - una scossa profonda alla struttura agraria arretrata e latifondista della campagna romana.
La breve esperienza della Repubblica Romana della primavera 1849 vide dunque l’incontro fra le molte personalità del Risorgimento accorse da tutta la Penisola. In quei pochi mesi Roma passò dalla monarchia Papale e dall’arretratezza culturale ed economica a una vivace e non facile sperimentazione di nuove idee democratiche e repubblicane, ispirate da Mazzini, che fu la mente più alta e l’animatore di quei mesi straordinari.
La Repubblica fondava la propria costituzione scritta sul libero impegno civile, sulla pubblica azione politica, sui principi del suffragio universale maschile.
I suoi capisaldi furono l’abolizione della pena di morte e la libertà di culto, la rinuncia a una religione di Stato, la laicità delle istituzioni, il rispetto delle minoranze religiose e l’eguaglianza di fronte alla legge, l’inviolabilità del domicilio e il rispetto dei diritti dell’individuo.
L’evento della Repubblica, pertanto, aprì la lunga e difficile strada verso l’unificazione dell’Italia.