100 anni fa, la disfatta di Caporetto.
La disfatta di Caporetto - episodio che nella storia dell'esercito italiano viene ricordato come la madre di tutte le sconfitte - segnò una fase drammatica della Prima guerra mondiale, che vide prevalere temporaneamente le truppe austro-ungariche sulle potenze alleate.
I fatti si svolsero lungo la valle dell'Isonzo, al confine con la Slovenia, teatro delle maggiori operazioni belliche dell'esercito guidato dal comandante Luigi Cadorna.
Il resto è Storia.
Il 28 giugno del 1914 uno studente bosniaco - Gavrilo Princìp - uccide a Sarajevo l’erede al trono austro-ungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie Sofia. È il segnale d’inizio della Prima guerra mondiale: un conflitto che da anni ormai covava in Europa e che vedrà schierarsi Russia, Francia e Inghilterra da un lato, Germania e Austria-Ungheria dall’altro.
L’Italia, alleata con tedeschi e austriaci, il 24 maggio 1915 entra in guerra contro i vecchi alleati.
A terribili e sanguinose battaglie, si alterna il logorante conflitto in trincea. Ma nel 1917, mentre gli Stati Uniti entrano in guerra a fianco di inglesi e francesi, gli austriaci rompono il fronte italiano.
È la disfatta di Caporetto: all’alba del 24 ottobre 1917 Luigi Cadorna, nella sede del Comando Supremo di Udine, viene informato del pesante bombardamento sulla linea Plezzo-Tolmino. Fedele alle sue convinzioni, il generale la ritiene una simulazione per distogliere l’attenzione dal fronte carsico. Contemporaneamente sul monte Krasij, a nord di Caporetto, si trova la terza linea difensiva formata da alcuni battaglioni alpini, tra cui quello comandato dal volontario interventista Carlo Emilio Gadda. Lui ed i suoi uomini vengono svegliati alle due del mattino dai bombardamenti massicci che proseguono fino all’alba. Non subendo però alcun attacco e non ricevendo alcun ordine, rimangono nelle loro posizioni, isolati e completamente avvolti nella nebbia. Verso le 12 vedono alcuni soldati italiani inseguiti da quelli austro-germanici e, alle 15, sentono le esplosioni dei ponti sull’Isonzo. Capiscono allora di essere bloccati, ed attendono con rassegnazione l’attacco nemico. Il bilancio finale è catastrofico per gli italiani: 11 mila morti, 30 mila feriti e circa 300 mila prigionieri. Il presidente del Consiglio dei Ministri Vittorio Emanuele Orlando rimuove pertanto Cadorna dall'incarico e lo sostituisce con il generale napoletano Armando Diaz.
Dopo Caporetto, tuttavia, l’Italia trova le risorse e la forza per rovesciare le sorti della guerra.
Il nostro esercito crea sul fiume Piave e sul monte Grappa un muro umano contro l’avanzata austriaca che, alla fine, si esaurisce.
Anche la Germania tenta il colpo finale con le grandi offensive del marzo-luglio 1918, ma alla fine viene piegata dagli americani, dagli inglesi e dai francesi, in una serie di campagne culminanti con la seconda battaglia della Marna.
Il 24 ottobre del 1918, sul fronte italiano, il generale Diaz scatena la controffensiva e, a Vittorio Veneto, dà il colpo finale agli eserciti imperiali.
Il kaiser Guglielmo II è costretto ad abbandonare il trono e a fuggire dalla Germania dove viene proclamata la repubblica. La stessa cosa accade in Austria.
Finalmente, dopo cinque anni di massacri, dopo la morte di milioni di soldati e le sofferenze di tante popolazioni, scocca l’ora della pace e folle di combattenti possono tornare dalle loro famiglie.
Ma la pace è durissima per gli sconfitti. L’impero austriaco viene smembrato, mentre sulla Germania si abbattono una serie di condizioni economiche e politiche che la metteranno in ginocchio per oltre dieci anni.