Guido Carli (1914-1993): economista e politico, fu una figura centrale della vita istituzionale ed economica dell'Italia del secondo Novecento.
Nato a Brescia il 28 marzo del 1914 e morto a Spoleto il 23 aprile del 1993, Guido Carli ottiene il suo primo incarico nell'IRI e nel 1945 è membro della Consulta nazionale. Nominato nel 1959 direttore generale della Banca d'Italia, l'anno seguente ne diviene il Governatore, restando in carica fino al luglio del 1975.
Dopo la presidenza di Confindustria dal 1976 al 1980, viene eletto due volte al Senato in quota Dc e fa parte degli ultimi due governi Andreotti, firmando nel 1992, in qualità di ministro del Tesoro, il trattato di Maastricht per l’Italia e guidando l'ingresso del Paese nell'Unione Europea.
Presidente della LUISS dal 1978 al 1993, dopo la sua scomparsa il prestigioso ateneo romano ha cambiato nome in "LUISS Guido Carli".
Guido Carli dunque: un protagonista dell’economia italiana. La storia della sua vita infatti si intreccia con la straordinaria avventura di un Paese, il nostro, che rinasce dalle macerie della guerra e conquista un ruolo di primo piano nell’economia mondiale.
Oggi, in un momento storico in cui si denuncia continuamente da parte del mondo imprenditoriale la scarsa efficienza del “sistema Italia”, è necessario comprendere pienamente la sua statura morale ed intellettuale ricordandone, tra l'altro, l’azione in qualità di presidente della Confindustria, veste nella quale nel 1978 egli ha proposto uno “Statuto per l’impresa”, al fine di: “Introdurre trasparenza dei bilanci, degli assetti azionari, degli aiuti ricevuti in ogni forma da parte dello Stato, per definire le regole, e tramite le regole una deontologia imprenditoriale che nel concreto dei comportamenti tenda ad avvicinare impresa ed etica”.
Un’azione, la sua, tesa quindi a garantire effetti reali di modernizzazione del sistema e di sostegno ad un’economia rinnovata, oltre che di crescita civile del Paese.