Gianni Rodari
Un ritratto di Gianni Rodari (1920-1980): scrittore, giornalista e pedagogista, con le sue storie fantastiche ha fatto viaggiare con l'immaginazione due generazioni di bambini, e tuttora i suoi libri sono tra i più letti dai giovanissimi.
“La fantasia fa parte di noi
come la ragione:
guardare dentro la fantasia
è un modo come un altro
per guardare dentro noi stessi”.
Gianni Rodari
Gianni Rodari nacque il 23 ottobre del 1920 a Omegna, sul Lago d'Orta.
Oggi sulla parete della sua casa natale, che dà sulla strada, vi è una targa che lo ricorda.
Dato che i genitori stavano sempre in negozio - avevano un forno nella piazza principale del paese - venne seguito nel corso della sua infanzia da una balia di Pettenasco. A Omegna frequentò le prime quattro classi elementari ma poi, in seguito alla morte del padre (1929) si trasferì con il fratello Cesare a Gavirate, in provincia di Varese, paese natale della madre.
In seguito la madre cedette l'attività al fratellastro di Gianni, Mario, nato dalle prime nozze del padre. Nel 1931 la madre lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso, in provincia di Milano, ma comprese ben presto che quella non era la strada giusta per il figlio e nel 1934 lo iscrisse alle magistrali.
Erano anche anni di passione musicale, e Rodari prendeva lezioni di violino. Con alcuni amici formò un trio e cominciò a suonare nelle osterie e nei cortili della zona, ma la madre non lo incoraggiò. Nel 1937 si diplomò come maestro a Gavirate. Nel 1938 fece il precettore a Sesto Calende, presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lingue dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, abbandonando però i corsi dopo pochi esami. Insegnò in seguito a Brusimpiano, Ranco e Cardana di Besozzo.
Durante la Seconda guerra mondiale venne esonerato dal servizio militare a causa della salute cagionevole. Intanto vinse il concorso per maestro e insegnò come supplente a Uboldo.
Nel dicembre del 1943 venne richiamato alle armi dalla Repubblica di Salò e assegnato all'ospedale milanese di Baggio. Traumatizzato dalla perdita dei suoi due migliori amici e dall'internamento del fratello presso un campo di concentramento nazista in Germania, prese contatti con la Resistenza lombarda, gettò l'uniforme ed entrò in clandestinità; quindi si avvicinò al Partito Comunista Italiano, a cui si iscrisse il 1º maggio 1944.
Dopo la Liberazione iniziò la carriera giornalistica in Lombardia, dapprima con il giornaletto ciclostilato Cinque punte, poi dirigendo L'Ordine Nuovo, periodico della Federazione Comunista di Varese. Nel frattempo pubblicò alcune trascrizioni di leggende popolari e dei racconti anche con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi. Nel 1947 approdò a L'Unità di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica "La domenica dei piccoli".
Nel 1950 lasciò Milano per Roma, dove fondò e diresse, con Dina Rinaldi, il giornale per ragazzi Pioniere (settimanale dell'API, Associazione Pionieri d'Italia), con cui collaborò per una decina d'anni, fino alla cessazione della pubblicazione stessa. In piena guerra fredda, nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, venne "scomunicato" dal Vaticano, che lo definì "ex-seminarista cristiano diventato diabolico".
Il 25 aprile 1953 sposò la modenese Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare (da cui avrà la figlia Paola nel 1957) e il 13 dicembre dello stesso anno fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana.
Chiusa l'esperienza nel 1956, tornò, chiamato da Pietro Ingrao, all'Unità (da settembre 1956 a dicembre 1958). Dal 1954, per una quindicina di anni, collaborò anche a numerose altre pubblicazioni: scrisse articoli su quotidiani e periodici; curò libri e rubriche per ragazzi. Tuttavia entrò nell'Albo dei giornalisti solo nel 1957.
Dal primo dicembre 1958 passò a Paese Sera come inviato speciale e nello stesso periodo iniziò a collaborare con la RAI e la BBC, come autore del programma televisivo per l'infanzia Giocagiò. Dal 1966 al 1969 Rodari non pubblicò libri, limitandosi ad una intensa attività di collaborazioni per quanto riguarda il lavoro con i bambini.
È questo un periodo molto duro per lui, soprattutto a causa delle sue condizioni fisiche e della gran mole di lavoro. Nel 1968, stanco di Paese Sera pensò di accettare l'offerta di Einaudi, che con Editori Riuniti pubblicava allora i suoi libri, e di trasferirsi a Torino; ma aveva da poco traslocato nel quartiere Gianicolense in attesa di andare a vivere in una nuova casa a Manziana, e poiché la moglie lavorava e non volevano creare traumi di trasferimento nella figlia in età scolare, rimase a Roma.
Dopo la morte di Ada Gobetti, assunse la direzione della rivista, da lei fondata e diretta, Il Giornale dei Genitori (incarico che tenne fino all'inizio del 1977). Nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen, divenendo l'unico italiano del settore scrittori a riceverlo: un record rimasto tuttora imbattuto.
Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della Fantasia; introduzione all'arte di inventare storie, saggio indirizzato a insegnanti, genitori e animatori nonché frutto di anni di lavoro passati a relazionarsi con il campo della "fantastica".
Con il celebre pseudonimo di "Benelux", teneva su Paese Sera una rubrica-corsivo quotidiana molto seguita. Si recò più volte in Unione Sovietica, dove i suoi libri erano diffusi in tutte le scuole delle repubbliche. Intraprese viaggi anche in Cina e in Bulgaria. Fino all'inizio del 1980 continuò le sue collaborazioni giornalistiche e partecipò a molte conferenze e incontri nelle scuole italiane, con insegnanti, genitori, alunni e gruppi teatrali per ragazzi. Alcuni suoi testi pacifisti sono stati musicati da Sergio Endrigo e da altri cantautori italiani.
Il 10 aprile del 1980 si fece ricoverare in una clinica di Roma per farsi operare alla gamba sinistra, data l'occlusione di una vena; morì quattro giorni dopo, il 14 aprile, per collasso cardiaco. Aveva 59 anni. Le sue spoglie sono sepolte nel Cimitero del Verano.