Affascinante, ricco, amante dello sport e dell’arte, Gianni Agnelli (1921-2003) è stato il rappresentante di spicco dell’economia italiana nel mondo, il re d’Italia senza corona - come amavano definirlo - e uno degli uomini più ammirati per il suo stile inconfondibile e la sua innata eleganza.
Gianni Agnelli nasce a Torino, il 12 marzo del 1921, secondo di sette fratelli.
Suo padre Edoardo muore tragicamente in un incidente aereo nel 1935, quando Gianni ha appena 14 anni e questo lo porta a stringere un legame strettissimo con il nonno Giovanni, fondatore della FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino). Il rapporto tra i due non si incrina nemmeno nei difficili anni che vedono il senatore Giovanni opporsi alla nuora Virginia Bourbon del Monte, colpevole di aver intrecciato una relazione con il giornalista Curzio Malaparte. La contesa si risolve con un compromesso firmato nel 1937, in base al quale la custodia dei sette figli rimane a Virginia, che di fatto rinuncia però a sposare in seconde nozze il suo amante. Virginia Bourbon del Monte morirà qualche anno dopo, nel 1945, a seguito di un incidente automobilistico. Nello stesso anno muore il senatore Giovanni Agnelli.
Il timone della FIAT non passa subito a Gianni Agnelli, ma a Vittorio Valletta, figura manageriale di grande spessore che guiderà l’azienda torinese per un ventennio, ponendo delle basi solidissime per la crescita della FIAT, soprattutto negli anni del boom economico. A Gianni Agnelli sono riservate, al momento, delle cariche onorarie e di rappresentanza, che gli valgono come apprendistato, e la Presidenza della Juventus, squadra di calcio che il padre Edoardo aveva portato al successo.
Il giovane erede di casa Agnelli sceglie infatti di seguire il consiglio di suo nonno di prendersi qualche anno di libertà, prima di immergersi nelle preoccupazioni dell’azienda. Ha conseguito una laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Torino e giovanissimo ha preso parte al secondo conflitto mondiale, arruolato nel 1° reggimento “Nizza Cavalleria”. Ma ora inizia a godersi la giovinezza, compiendo numerosi viaggi, frequentando i luoghi della mondanità e le personalità del jet-set internazionale: attrici, principi, uomini politici (è di questi anni l’inizio della sua amicizia con John Fitzgerald Kennedy).
Nel 1953 Gianni Agnelli sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, alla quale rimarrà accanto per tutta la vita, nonostante pettegolezzi e alcune dichiarazioni rilasciate in vita dallo stesso Avvocato lascino pensare a infedeltà coniugali. La coppia ha due figli, Edoardo - morto celibe, probabilmente suicida, a 46 anni, il 15 novembre del 2000 - e Margherita, sposata in prime nozze con Alain Elkann, dal quale ha tre figli, John Jacob detto Jaki - erede designato alla guida del gruppo - Lapo e Ginevra, e in seconde nozze con il nobile russo Serge de Pahlen, dal quale ha avuto 5 figli.
È il 1966 quando Gianni Agnelli assume finalmente la guida della FIAT. Gli anni del miracolo economico italiano sono ormai finiti e l’Avvocato si trova a dover gestire una situazione delicata, contrassegnata da forti tensioni sociali, nota come “autunno caldo”. Sul piatto c’è il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici - che verrà siglato nel 1970 al termine di una lunga serie di scioperi - ma ci sono anche le problematiche legate alla politica industriale di Valletta. Gianni Agnelli decide così di cedere alcune quote delle produzioni della Divisione Mare e della Fiat Velivoli e di concentrarsi sul settore automobilistico. Tra il ’69 e il ’70 vengono acquisite la Ferrari e la Lancia, viene avviato un ambizioso progetto per rendere noto il marchio FIAT a livello internazionale e vengono aperte unità produttive anche in Polonia, Spagna, Yugoslavia, Brasile, Argentina e Turchia.
Nel 1974 viene eletto Presidente della Confindustria, in nome di una guida che gli industriali vogliono sicura e autorevole, carica che mantiene fino al 1976. Nel 1979 raggiunge il culmine una nuova profonda crisi economica iniziata qualche anno prima, tanto che si arriva a parlare per la sola FIAT di ben 14.000 licenziamenti. Gli scontri tra l’azienda, da una parte, e i sindacati e il Partito Comunista, dall’altra, si fanno durissimi: i cancelli di Mirafiori vengono “bloccati” per ben 35 giorni, finché si arriva al 14 ottobre del 1980, alla cosiddetta “marcia dei quarantamila”, dal supposto numero di lavoratori che reclamano il diritto di poter andare a lavorare. La FIAT, sotto pressione, rinuncia ai licenziamenti e mette in cassa integrazione 23.000 dipendenti. Per il sindacato è una sconfitta storica, per Gianni Agnelli una vittoria che può finalmente dare una svolta decisiva alla FIAT.
Agnelli, affiancato da Cesare Romiti, rilancia la FIAT in campo internazionale e, in pochi anni, la trasforma in una holding con interessi differenziati, che non si limitano più al solo settore dell’auto (in cui fra l’altro aveva ormai assorbito anche l’Alfa Romeo), ma vanno dall’editoria alle assicurazioni.
La scelta risulta vincente e gli anni ’80 si rivelano fra i più felici di tutta la storia aziendale. Agnelli si consolida sempre di più come figura di spicco dell’Italia nel mondo, di re senza corona e di uomo di stile. I suo vezzi, le sue stravaganze in fatto di stile diventano simbolo di eleganza e di raffinatezza: a cominciare dall’imitatissima “erre moscia” fino all’orologio sul polsino.
Intervistato dalle riviste di tutto mondo, si può permettere giudizi ironici e talvolta taglienti su chiunque, dai politici in carica ai giocatori di calcio, specie se della Juventus che segue sempre con passione, anche se, curiosamente, allo stadio ha l’abitudine di assistere a un solo tempo di gioco, il primo.
Nel 1991, Gianni Agnelli è nominato senatore a vita da Francesco Cossiga. Nel 1996, compiuti i 75 anni di età, rispetta le norme statutarie dell’azienda e cede la presidenza all’ex amministratore delegato Cesare Romiti, cui succederà poi, nel 1999, Paolo Fresco. In realtà, l’Avvocato aveva designato come suo successore e futura guida della FIAT il nipote, figlio del fratello Umberto e già presidente della Piaggio, Giovanni Alberto Agnelli, detto Giovannino, che muore, però, per un tumore al cervello nel dicembre del 1997. Al suo posto, Gianni Agnelli designa come suo successore John Elkann, primogenito di sua figlia Margherita.
Il 24 gennaio del 2003 Gianni Agnelli si spegne nella sua residenza collinare Villa Frescòt, a seguito di una lunga malattia. La camera ardente viene allestita nella pinacoteca del Lingotto, secondo il cerimoniale del Senato. I funerali, trasmessi in diretta da Rai Uno, si svolgono al Duomo di Torino, seguiti da un’enorme folla.
Gianni Agnelli è sepolto nella monumentale cappella di famiglia all'interno del piccolo cimitero di Villar Perosa, nei pressi della storica dimora estiva degli Agnelli.