Eugenio Montale: un doddle lo ricorda - e celebra - a 125 anni dalla nascita.

 

Esattamente un mese fa - lo ricorderete - ricorrevano i quarant'anni dalla sua scomparsa.

Oggi, nel giorno del 125esimo anniversario della sua nascita, Google lo celebra con un Doddle dedicato.

Ripercorriamo allora insieme la vita di Eugenio Montale (1896-1981): il ritratto di un grande protagonista della poesia italiana del Novecento, Premio Nobel per la Letteratura nel 1975.

A lui il III Municipio di Roma ha intitolato una strada nel quartiere Nuovo Salario.

 

Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre del 1896, ultimo di cinque figli, in una famiglia discretamente agiata ma estranea all’ambiente intellettuale. Il padre, commerciante, ignorerà la sua prima edizione di poesie - gli “Ossi di seppia” - e non acquisterà la seconda perché troppo cara - 15 lire -. La stessa sorella Marianna, che pure condivide con Eugenio l’interesse per la letteratura, non conoscerà la produzione poetica del fratello prima della stampa.

Conseguita la licenza elementare, dal 1908 Eugenio entra nel collegio religioso dei Barnabiti. Non è uno studente modello, e così ripete un anno, per poi diplomarsi ragioniere all’età di 19 anni.

Dichiarato “rivedibile” alla visita di leva, viene immediatamente “arruolato” suo malgrado nell’ufficio del padre che è titolare di una ditta di vernici.

Scuola, collegio religioso, ufficio sono esperienze e luoghi che ipotecano fin da subito alcuni tratti del suo destino umano e professionale. Nasce in quegli anni la percezione amara della disarmonia con il mondo. La fede, dopo i riti festosi della comunione e della cresima, progressivamente si incrina. E infine il sospetto, destinato a diventare certezza con gli anni, che se vuole leggere e scrivere, soddisfare la sua bruciante voracità culturale, dovrà farlo nei ritagli: dopo la scuola, dopo l’orario di lavoro, dopo le molte ore passate, dal 1948 in poi, nella redazione del “Corriere della Sera”, nello stesso ufficio di Indro Montanelli.

Le lunghe estati dell’infanzia e della giovinezza trascorrono nella villa paterna di Monterosso, località delle Cinque Terre. Mare e scoglio, sole e terra arsa, sentieri e muretti a secco saranno pertanto centrali nelle poesie soprattutto del primo libro. Ne è la prova lampante “Meriggio pallido e assorto”, la più antica poesia di Montale.

Nell’agosto del 1917 Montale risulta infine “abile”, e due mesi dopo è a Parma, alla Scuola allievi ufficiali, dove ha inizio il lungo e importante sodalizio con Sergio Solmi. Dopo la guerra, combattuta in Trentino, inizia a conoscere e a farsi conoscere dalla società culturale italiana.

La sua Genova è, più di ogni altra, una città di poeti. Angelo Barile, Adriano Grande, Camillo Sbarbaro sono solo alcuni degli intellettuali con i quali stringe amicizia. Contemporaneamente, grazie a Solmi, entra in contatto con il mondo liberale torinese. Le riviste “Primo tempo” e “Il Baretti” pubblicheranno alla spicciolata le sue prime poesie. Al direttore di “Rivoluzione Liberale” e presto martire antifascista, Piero Gobetti, si deve la prima edizione degli “Ossi di seppia”, che vede la luce nel giugno del 1925 (6 lire il prezzo di copertina).

Nel febbraio del 1927 Montale si trasferisce a Firenze, dove lavora per la casa editrice Bemporad. L’impiego è modesto quanto lo stipendio. I primi giorni nella nuova città sono giorni “funesti”, come scrive all’amico Solmi. Non un soldo, né amici, non un minuto per leggere, si sente definitivamente a secco di vena poetica: ma è proprio Firenze la città della sua consacrazione.

A due anni dal suo arrivo arriva la nomina a direttore del Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux, e gradualmente crescono la sicurezza e il senso del proprio valore di scrittore europeo.

In questi anni si fa intensa la collaborazione alle riviste, e riprende l’attività poetica. È del 1932 un primo nucleo di testi intitolato “La casa dei doganieri e altri versi”, pubblicato dall’editore fiorentino Vallecchi. Nello stesso periodo conosce le due donne più importanti della sua vita e della sua poesia: Drusilla Tanzi, con la quale vivrà fino al 1963, anno della sua scomparsa, e Irma Brandeis, l’ebrea americana che sotto il nome di Clizia sarà la “donna angelo” terribile e dolcissima, vendicatrice e salvifica delle sue poesie più intense tra “Le occasioni” e “La bufera”.

L’inasprirsi della politica interna del regime fascista non può non colpire chi è stato tra i firmatari del manifesto di Benedetto Croce, all’indomani del delitto Matteotti - 10 giugno 1924 -.

Mai iscritto al Partito nazionale fascista, Montale è costretto nel 1938 a lasciare l’incarico al Vieusseux. Per vivere comincia a tradurre instancabilmente, soprattutto dall’inglese.

Nel 1939, alla vigilia del grande conflitto mondiale, esce presso Einaudi la seconda raccolta poetica, “Le occasioni”. Come ricorderà lo stesso Montale, se gli “Ossi” avevano avuto un successo più che altro di stima, il boom cominciò con “Le occasioni”.

Scoppia le Seconda guerra mondiale, ma il tenente Montale, congedato definitivamente nel 1941, non vi partecipa. Nel 1943, tramite Gianfranco Contini, pubblica a Lugano “Finisterre”.

Dopo la guerra si iscrive al Partito d’azione, per poi uscirne “disgustato”. Nel 1948 viene assunto come redattore al “Corriere della Sera” e si trasferisce a Milano.

Scrive moltissimo, mediamente più di 100 articoli all’anno, e compie frequenti viaggi, le corrispondenze dei quali saranno poi raccolte nel volume “Fuori di casa”(1969).

Nel 1956 esce a Venezia “La bufera e altro”, tirata in 1000 copie presso l’editore Neri Pozza. È il terzo libro del poeta, quello “più alto”, a detta dello stesso interessato, dove il male di vivere ha il volto terribile della storia nazifascista e della guerra. Nello stesso anno e per lo stesso editore esce la prima raccolta di prose di fantasia e di invenzione, “La farfalla di Dinard”.

Segue un periodo di silenzio poetico che in qualche modo delimita cronologicamente il confine tra una prima e una seconda stagione, mentre prosegue l’attività giornalistica e saggistica.

Il 7 dicembre del 1962, alla Piccola Scala di Milano, l’Accademia Nazionale dei Lincei gli consegna il Premio internazionale Feltrinelli. Il 13 giugno 1967 il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat lo nomina senatore a vita.

È ormai il tempo delle celebrazioni, dei premi e delle consacrazioni nazionali e internazionali.

Nel dicembre del 1975 Montale è a Stoccolma dove riceve il Premio Nobel per la LetteraturaMorirà sei anni più tardi, il 12 settembre del 1981, nella clinica milanese San Pio X.