Gianni Agnelli con il figlio Edoardo
Gianni Agnelli con il figlio Edoardo

Edoardo Agnelli

 

 

 

"Storia di un erede" 

 

 

 

 

 

 

 

Finisce vent'anni fa, e in modo tragico, la vita di Edoardo Agnelli, a 46 anni di età. 

Una morte che si aggiunge a una non trascurabile serie di eventi luttuosi che hanno segnato la “dinastia” industriale d’Italia per eccellenza.

Edoardo era nato a New York il 9 giugno del 1954: unico figlio maschio di Gianni Agnelli. Nascere in una famiglia ricca e famosa, proprietaria della Fiat, cioè della maggiore industria privata nazionale, poteva sembrare un destino invidiabile, basato sulla facile carriera di un erede designato. Ma non sarebbe stato così: Edoardo Agnelli in Fiat non avrebbe mai avuto nessun ruolo. Un ruolo, peraltro, a tratti più temuto che desiderato, almeno a giudicare dai dati della sua biografia, cominciando dalle scelte fatte dopo il tradizionale percorso scolastico dei giovani Agnelli. Scelte poco in linea con il potenziale successore di un impero industriale e finanziario: la laurea in lettere moderne a Princeton, ma soprattutto la passione per le questioni religiose e la filosofia orientale - alle religioni orientali aveva dedicato approfondimenti e un vivissimo interesse, con lunghi viaggi in India -.

Qualche esperienza aziendale c’era stata: all’ Ifi, alla Lehman a New York e all’Unicem (società del gruppo), esperienze che non sembrarono però destinate a sfociare in una scelta definitiva e professionale. Edoardo restò così un personaggio appartato, nell’ambito di una famiglia che alla privacy ha sempre tenuto. Poche citazioni sulla stampa, nessuna immagine da scapolo d’oro o da protagonista della cronaca rosa; al massimo l’immagine di un Agnelli un pò anomalo e controcorrente, con inclinazioni pacifiste ed ecologiche.

Maggiore notorietà gli arrivò da una delle passioni ereditarie di famiglia, quella per la Juventus. Negli anni ’80 sia Edoardo, sia Giovanni jr - il cugino, figlio di Umberto Agnelli, scomparso per una malattia dopo essere diventato l’erede in pectore della dinastia - sono infatti consiglieri di amministrazione della squadra.

Un’intervista concessa da Edoardo a “Tuttosport” nel 1985 fece nascere ipotesi di alternative alla presidenza allora detenuta da Boniperti e Edoardo fu costretto a diffondere delle precisazioni. Non fu l’unica intervista a creare problemi a Edoardo. Giornalisti dell’Espresso e di Panorama lo individuarono in una manifestazione ad Assisi e lo intervistarono nel 1986: le sue dichiarazioni sui rapporti tra proprietari di un’azienda e manager suscitarono polemiche e un certo clamore.

Le cronache registrano poi un’altra intervista concessa nel 1987 al mensile “Class” in cui si toccava il tasto delicato della posizione rispettiva dei due cugini - Edoardo e Giovannino - in relazione all’eredità ai vertici del gruppo Fiat.

Un’ulteriore intervista a “Epoca” nel 1987 riguardava la creazione della finanziaria di famiglia “Giovanni Agnelli e co.”. Edoardo vi accennava ai rapporti con il padre e ne approfittava per chiudere ogni risvolto polemico: “Sono pienamente d’accordo con mio padre verso cui nutro il più grande affetto e rispetto - diceva Edoardo - anche se in passato può essere apparso che vi sia stata una specie di discussione tra me e papà sulla successione, che ha comportato delle divergenze di opinione. Ora tutto è pienamente risolto”. Ancora qualche intervento da possibile “erede” sul “Mondo” nel 1989 - argomento: la stima per il vertice di Mediobanca e l’impegno di ricorrere a Vincenzo Maranghi come “consigliere” in futuro, “prima di prendere decisioni importanti” -.

Ma nel 1990 arrivò la vicenda che creò più problemi a Edoardo Agnelli, facendolo balzare sulle cronache giornalistiche; un fermo in Kenia per detenzione di stupefacenti - tre milligrammi di eroina, secondo l’accusa -. Una vicenda chiusasi dopo qualche settimana con un’assoluzione completa ma che ovviamente concentrò sul figlio del presidente della Fiat un’attenzione certamente sgradita. “Mi sento sfibrato e stanco, disse all’uscita dal tribunale, è stata una dura battaglia che credo di avere affrontato fondamentalmente da solo”.

Di Edoardo nel periodo successivo i giornali si occuparono pochissimo. Una sua intervista comparve nel 1998 su una testata inaspettata, Il Manifesto, dopo l’elezione del giovane John Elkann nel consiglio di amministrazione della Fiat. Edoardo Agnelli sottolineava la “giovane” età di John Elkann, il fatto che la sua nomina era avvenuta pochi giorni dopo la morte per cancro del cugino Giovanni e sosteneva che il padre aveva avuto delle “perplessità” - ma l’Avvocato replicò subito con una dichiarazione affermando che non c’era stata alcuna esitazione sulla scelta di John Elkann -. Edoardo Agnelli confermava comunque di non avere “mai pensato di fare il manager” o di occuparsi “in prima persona dell’azienda”. E così sarebbe stato.

Infine, l’epilogo.

La mattina del 15 novembre del 2000 il corpo di Edoardo Agnelli viene trovato senza vita ai piedi di un viadotto dell’autostrada Torino-Savona, nei pressi di Fossano: la sua auto, una Fiat Croma, è parcheggiata a lato della carreggiata del viadotto con il motore ancora acceso.

La magistratura conclude le sue indagini formulando l’ipotesi del suicidio: ma la sua morte fa ancora discutere.

Termina così, a soli 46 anni, la vita di Edoardo Agnelli: la storia di un erede.

La sua salma riposa a Villar Perosa, nella monumentale tomba di famiglia.