Arturo Graf: l’arte dell’aforisma.
Ripercorriamo insieme i momenti salienti della vita e della luminosa carriera accademica - unitamente alle sue opere principali - di Arturo Graf (1848-1913).
Ne scaturisce il ritratto di un autorevole poeta, aforista e critico letterario a cui il III Municipio di Roma ha voluto dedicare una via nel quartiere Talenti.
Nato ad Atene il 19 gennaio del 1848 da padre tedesco - come lascia intendere il suo cognome - e da madre italiana - di Ancona ma di antica famiglia fiorentina - Arturo Graf si trasferisce ben presto con la famiglia a Trieste e, dopo la morte prematura del padre, va a vivere presso la casa dello zio materno che risiedeva a Braila, in Romania, da dove ritorna in Italia solo nel 1863 per frequentare il liceo a Napoli. Qui conoscerà il suo maestro, Francesco De Sanctis, e completerà gli studi di Giurisprudenza nel 1870.
Si reca quindi a Roma dove conosce l’insigne filologo Ernesto Monaci; con quest'ultimo stringe una salda amicizia, iniziando approfonditi studi sul Medioevo: epoca storica della quale si occuperà anche in seguito, con particolare attenzione ai suoi aspetti simbolici.
Nel 1875 consegue la libera docenza in Letteratura italiana con una dissertazione su Giacomo Leopardi. Il primo incarico è a Roma, come docente di Letteratura italiana e di Letteratura romanza presso l'Università della Capitale. Nel 1876, all'Università degli studi Torino, ottiene una cattedra di Storia comparata delle letterature neolatine e poco dopo quella di Letteratura italiana.
Pubblica in questi anni Dell’epica neolatina primitiva (1876); Dello spirito poetico dei nostri tempi (1877); opere seguite poi da Il diavolo (1889) e L’anglomania e l'influsso inglese in Italia nel secolo XVIII (1911). Il lavoro medievistico di Graf ha i suoi punti più alti nei volumi Roma nella memoria e nelle immaginazioni del Medio Evo (1882-1833, II tomi), e in Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo (1892-1893, II tomi).
Nel 1883 Arturo Graf fonda, con i più giovani Francesco Novati e Rodolfo Renier, il «Giornale storico della letteratura italiana», che diviene per molti anni organo di punta della scuola storica.
Dal 1882 al 1907 tiene la cattedra di Letteratura italiana a Torino. Nel corso di questi anni, nell’aula VII della Facoltà di Lettere, in via Po, dalle ore 15 alle 16 di ogni sabato, Graf svolge un tipo particolare di lezioni - le cosiddette “sabatine” - durante le quali si leggono versi, novelle, brani di romanzi e si intavolano dibatti aperti a tutti.
È inoltre intenso il suo impegno poetico: Medusa, 1880; Le rime della selva, 1901; il romanzo Il riscatto, 1901, il saggio Per una fede, 1906.
Nell’ultimo quindicennio di vita collabora alla “Nuova antologia”, dove pubblica testi poetici e brevi studi, poi raccolti in volumi, ma anche interventi sulla cultura contemporanea.
Rettore dell’Università di Torino dall’ottobre 1892 all’ottobre 1894, Arturo Graf si è spento nel capoluogo piemontese il 31 maggio del 1913, all’età di 65 anni.
15/1/2018