Anna Frank: il tormento della memoria.
A lei è intitolata la Scuola elementare di Via Don Giustino Russolillo, a Fidene.
Annelies Marie Frank detta Anne (italianizzata in Anna Frank), nacque a Francoforte sul Meno il 12 giugno del 1929, da una famiglia di patrioti tedeschi di religione ebraica. La sua famiglia era composta dal padre, Otto Heinrich Frank, la madre, Edith Hollander, e la sorella maggiore, Margot Betti Frank.
Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler prestò giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag, meglio noto come Führer und Reichskanzler, e iniziò così la sua ascesa verso la dittatura e le persecuzioni razziali.
Nell’estate dello stesso anno, per effetto delle politiche persecutorie naziste, la famiglia Frank si spostò in Olanda. Il padre, Otto Frank, aprì un’azienda ad Amsterdam e, trovata la giusta abitazione con la moglie, fu raggiunto, prima dalla primogenita Margot, e in seguito, nel febbraio del 1934, da Anna; entrambe erano state ospiti dalla nonna ad Aquisgrana (al confine tra Germania e Olanda).
In breve tempo la famiglia Frank si ambienta e per Anna inizia un periodo felice, anche se destinato a finire presto.
Il 10 maggio 1940 i tedeschi invadono l’Olanda e comincia a girare nell’aria la paura che la persecuzione stia dilagando oltre i confini della Germania.
Nel 1942 le persecuzioni razziali si fanno sempre più forti; Anna Frank e la sua famiglia decidono allora di entrare nella clandestinità per sfuggire ai rastrellamenti nazisti. Si nascondono quindi insieme ad un’altra famiglia di amici, la famiglia Van Peels, e un dentista ebreo di nome Rritz Pfeffer, nell’Achterhuis, uno spazio a due piani posto sopra l’azienda di Otto Frank. La porta d’ingresso all’Achterhuis era nascosta da una libreria e per quanto riguardava il cibo c’erano dei gruppi di amici che, ostili al regime nazista, si preoccupavano di portare cibo e beni di prima necessità ai clandestini ebrei.
Anna Frank e gli altri vissero nascosti per più di due anni, dal 6 luglio 1942 al 4 agosto 1944, e fu durante quel periodo che Anna Frank scrisse il noto diario, che in seguito l’avrebbe resa celebre al mondo come simbolo della Shoah. Raccontò le sue paure, l’ambizione di diventare scrittrice e il passaggio dall’infanzia all’adolescenza con la scoperta di sentimenti verso Peter, il figlio dell’altra famiglia, e i primi conflitti con i propri genitori.
Il 4 agosto del 1944 si concludeva dunque il periodo di costrizione nel nascondiglio e iniziava il viaggio verso l’inferno.
Una donna, di cui non si conosce l’identità, denunciò alla Gestapo la presenza di ebrei in uno stabile al 263 di Prinsengracht: Anna Frank, la sua famiglia e il resto degli inquilini furono arrestati.
Il 2 settembre del 1944 Anna Frank e l’intero gruppo furono caricati su un treno merci con destinazione Auschwitz.
Anna Frank, insieme a sua sorella Margot, trascorse un mese ad Auschwitz-Birkenau e poi fu trasferita nel campo di Bergen-Belsen, dove morì di tifo nel marzo del 1945, un mese prima della liberazione.
L’unico sopravvissuto del gruppo di partenza fu Otto Frank che, dopo essersi ristabilito tornò ad Amsterdam, e lì, Miep, uno degli amici che aveva supportato la clandestinità della famiglia Frank, gli consegnò il diario che Anna aveva scritto durante il periodo nel nascondiglio.
Il padre di Anna Frank, utilizzando il materiale composto dalla figlia e apportando alcune modifiche e cancellazioni, nel 1947 pubblicò l’opera letteraria con il titolo di Het Achterhuis (Il retrocasa).
Solo dopo la morte di Otto Frank (1980), la fondazione Anne Frank di Basilea commissionò alla scrittrice Mirjam Pressler il compito di creare una versione fedele agli scritti di Anna Frank, recuperando le parti che il padre aveva modificato e cancellato; fu così che uscì la versione ufficiale de “Il Diario di Anna Frank”, tradotto in 55 lingue.
Il nascondiglio in cui visse Anna Frank, al 263 di Prinsengracht ad Amsterdam, è stato trasformato in un museo.